Come la catena del freddo aiuta ad evitare lo spreco di cibo
La sostenibilità del settore food assume sempre più importanza per i consumatori ed è un fattore che influenza le loro decisioni di acquisto.
Perché? Perché lo spreco mondiale di cibo diventa giorno dopo giorno un problema più acuto in grado di attirare l’attenzione di governi e dei media come mai prima. La catena del freddo aiuta nella conservazione.
La FAO (United Nations’ Food and Agriculture Organization) afferma che un terzo del cibo prodotto nel mondo viene buttato via, circa 1,3 miliardi di tonnellate ogni anno.
Si tratta prevalentemente di frutta, verdura, radici e tuberi, che corrispondono ad una perdita di 680 miliardi di dollari all’anno nei paesi industrializzati e 310 miliardi di dollari nei paesi in via di sviluppo.
Secondo un’altra stima della FAO, ogni anno i consumatori dei paesi ricchi sprecano quasi la stessa quantità (222 milioni di tonnellate) della produzione netta di cibo di tutta l’Africa Sub-Sahariana. Anche nel nostro paese non siamo esenti da questo problema.
In Italia lo spreco di cibo è pari a 5,5 milioni di tonnellate all’anno, ossia il 92,5% dell’eccedenza e il 16% dei consumi.
Non sorprende quindi che oggigiorno i consumatori si orientino verso quei brand che siano in grado di dimostrare il proprio impegno verso la sostenibilità, sia da un punto di vista etico, che ambientale.
È questo uno degli elementi che determina la lealtà del consumatore al brand e quindi il suo successo, la sua reputazione e la sua redditività.
Per rispondere a questa crescente preoccupazione, molti retailer cercano di individuare nella filiera produttiva le cause dell’inefficienza che causano gli sprechi e poi di adottare misure per risolverle.
Quando si parla di produzione alimentare e di efficienza è inevitabile pensare in primo luogo alla catena del freddo, cioè lo stoccaggio e il trasporto di cibo refrigerato.
Permettendo la conservazione a medio/lungo termine del cibo, la catena del freddo risolve molti problemi legati allo spreco.
Può sembrare una considerazione banale, ma non è così, perché la catena del freddo è ancora ampiamente un fenomeno del mondo modernizzato: solo circa 10% di tutto il cibo deperibile nel mondo viene refrigerato.
Ciò avviene perché la refrigerazione dei generi alimentari può rappresentare fino al 60% dei costi totali di un negozio e molte attività, in particolare quelle più piccole o situate in mercati in via di sviluppo, fanno a meno o limitano lo stoccaggio refrigerato per risparmiare.
Proprio per questo la catena del freddo è un punto fondamentale di un serio programma volto a ridurre gli sprechi di cibo a livello mondiale.
L’introduzione anche solo del trasporto refrigerato nei paesi in via di sviluppo potrebbe ridurre lo spreco di cibo del 25%, mentre l’uso della catena del freddo per cibi deperibili come frutta e verdura potrebbe aiutare a conservare tre quarti delle scorte alimentari del mondo.
Questo però non è solo un problema dei paesi in via di sviluppo.
Mentre alcune attività alimentari limitano o evitano completamente la refrigerazione, molte altre aziende per risparmiare utilizzano vecchi sistemi di refrigerazione basati sugli idrofluorocarburi (HFC) o idroclorofluorocarburi (HCFC) che perdono sostanze, sono poco efficienti e rilasciano livelli inaccettabili di gas serra. Ciò pone sotto ai riflettori un altro problema: l’impatto ambientale degli impianti di refrigerazione.
L’Intervento
Per far fronte a questa situazione, negli ultimi dieci anni i regolamenti globali si sono fatti via via sempre più severi.
Nel 2018 la vendita di refrigeranti HFC e HCFC verrà ridotta drasticamente in Europa, con l’applicazione del regolamento europeo 517/2014 sui gas fluorurati per la diminuzione degli HFC.
Questo passaggio sarà drastico secondo gli esperti, perché nel conteggio delle quote rientrano dal 2017 anche i gas contenuti in apparecchi precaricati, che arrivano in Europa per lo più dal mercato asiatico.
Il risultato è una riduzione di oltre il 40% di gas refrigeranti (in equivalenti di CO2) che ridurrà l’offerta mondiale di questi prodotti del 50%.
Fortunatamente esistono nuove tecnologie che permettono di risolvere i problemi legati alla domanda e all’offerta, offrono economie di scala rispetto ai vecchi sistemi, e introducono livelli di efficienza senza precedenti nella lotta alle emissioni di gas.
Si tratta degli HFO (idrofluorolefine), cioè la 4.a generazione di fluidi refrigeranti.
Questi nuovi fluidi stanno iniziando ad affermarsi come una soluzione relativamente economica, facilmente implementabile e con i giusti requisiti a livello di impatto ambientale, contribuendo al riscaldamento globale in una misura estremamente ridotta, quasi nulla se confrontata ai vecchi HFC, quali ad esempio l’R404A.
Da questo punto di vista i refrigeranti HFO stanno già avendo un notevole impatto.
Secondo alcune stime, le sostituzioni con soluzioni HFO Honeywell già effettuate ha permesso un risparmio di diossido di carbonio pari a 10 milioni di automobili, più di due terzi delle macchine registrate nell’Unione Europea lo scorso anno.
L’innovazione di Tesco
Tesco ad esempio ha deciso di introdurre la tecnologia HFO in 1,200 suoi negozi e si aspetta di ridurre le emissioni di questi negozi del 40%.
Oltre al beneficio in termini di impatto ambientale, le soluzioni HFO possono portare un’efficienza energetica superiore, fino al 10% in più rispetto agli altri sistemi refrigeranti.
Tesco ha quindi deciso di portare la tecnologia HFO in mercati in via di sviluppo quali la Tailandia, dove sono stati convertiti al HFO 900 negozi Lotus Tesco.
Nel 2017 la tecnologia HFO Honeywell è stata adottata da 30 grandi distributori nel mondo ed installata in più di 7.500 impianti di refrigerazione, rendendo gli HFO la soluzione refrigerante con basso potenziale di riscaldamento globale (GWP) più diffusa sul mercato.
Per rispondere al problema della mancanza di refrigerazione da parte dei negozi di alimentari, e al conseguente spreco di cibo, due fattori fondamentali sono in primis una maggiore informazione ed educazione a livello locale e in secondo luogo una maggiore attenzione da parte dei produttori di refrigeranti.
Proprio per questo motivo è stato aperto nel 2017 un laboratorio di refrigerazione all’avanguardia in India, con lo scopo di formare i produttori sui vantaggi degli impianti di raffreddamento con basso GWP.
Questi produttori a loro volta si rivolgono agli imprenditori del settore alimentare e portano avanti una campagna a favore della refrigerazione per il mantenimento dei cibi.
Nonostante ciò, c’è ancora molto lavoro da fare se si vogliono ridurre gli enormi sprechi di cibo ed eliminare il problema delle emissioni nocive.
In questo processo assumono un ruolo fondamentale i responsabili della grande distribuzione e delle aziende di trasporto, che si devono impegnare a scegliere partner affidabili, fortemente improntati all’etica e alla sostenibilità e attenti alle necessità dell’ambiente.
Stai cercando un servizio a temperatura controllata per la tua attività? Parliamone
Se hai trovato interessante l’articolo, ti invitiamo a leggere e scaricare gratuitamente il nostro magazine di settore Green Moving.