Sprechi di cibo elevati: ecco come ridurli con l’IoT

Sprechi di cibo elevati: ecco come ridurli con l’IoT

In uno studio su 2.000 persone è emerso che ogni americano butta via circa il 41% del cibo che ha acquistato perché non riesce a cucinarlo o a consumarlo in tempo prima della scadenza.

Un dato estremamente preoccupante, in linea con un recente studio delle Nazioni Unite, dimostra che, se i sistemi produttivi non cambieranno, il mondo dovrà affrontare una crisi globale del cibo entro il 2050.

Guardando nel dettaglio, al primo posto tra i cibi che finiscono più spesso nella spazzatura vi sono le verdure (55%), al secondo la frutta (53%) e al terzo posto il pane e prodotti simili (47%).

Il 69% degli americani, inoltre, afferma che acquisterebbe più spesso frutta e verdura biologica se essa non tendesse ad andare a male più velocemente rispetto a quella tradizionale.

Cosa sta imparando l’industria alimentare da questi dati? Che deve cavalcare l’onda delle nuove tecnologie per evitare gli sprechi, sfruttando al massimo l’IoT e i sensori di rilevamento applicabili alle filiere produttive.

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“L’Internet delle Cose (Internet of Things o IoT) offre alle aziende di trasporti refrigerati un’opportunità stimolante per trasformare la gestione della catena del freddo“

afferma Jason Kay, Chief Compliance Officer di IMS Evolve.

 

Secondo il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie degli Stati Uniti, un americano su 6 contrae una malattia legata al cibo ogni anno. Di questi, 128.000 vengono ospedalizzati e 3.000 non sopravvivono.

La situazione è naturalmente ancora più grave nei paesi in via di sviluppo dove il cibo non sempre viene refrigerato in modo adatto. Con l’integrazione di un’efficace soluzione IoT, le organizzazioni possono sviluppare la capacità di monitorare miliardi di punti di raccolta dati dall’intera infrastruttura produttiva fino alle unità frigorifere in negozio.

Questa visione a larga scala permette una visibilità in tempo reale che può essere trasformata in dati concreti e sempre accessibili che guidano il processo decisionale.

Gestire la temperatura nella filiera produttiva non è facile a causa degli importanti fattori sanitari e di igiene che entrano in gioco. I cibi deperibili sono le merci più delicate da trasportare e il mantenimento di condizioni ottimali dipende anche dalla produzione a monte e dalla capacità di refrigerare immediatamente il raccolto.

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Il sistema tradizionale di refrigerazione prevede che i cibi siano refrigerati alla temperatura minima di cui necessita il cibo più facilmente deperibile, cioè la carne. Questo significa uno spreco di energia immane per refrigerare quei prodotti che invece necessitano di una temperatura più alta e che, a causa delle temperature troppo basse, perdono qualità.

Per aiutare ad ovviare a questo problema, l’IoT può assicurare che le singole unità refrigeranti siano impostate alla temperatura ottimale richiesta da quel particolare prodotto e si aggiornino ogni volta che le unità frigorifere vengono svuotate e riempite con nuovi prodotti. Ciò aiuterebbe a ridurre il consumo di energia e la pressione sulla rete elettrica nazionale.

Monitorando la temperatura in ogni fase della filiera produttiva grazie ai dati forniti in tempo reale dai sensori è possibile intervenire repentinamente nel momento in cui le temperature di determinati prodotti si alzano in modo pericoloso, evitando così sprechi e rischi per il consumatore.

Grazie a sensori di ultima generazione è possibile monitorare non solo la temperatura, ma anche i livelli di umidità, importanti per mantenere particolari tipi di frutta e verdura, l’esposizione alla luce e alle vibrazioni del carico. Questo permette di sapere, per esempio, se la frutta ha subito colpi e si è rovinata. D’altra parte, come dimostrano gli studi, i consumatori tendono a non acquistare frutta e verdura ammaccata o non fresca.

È fondamentale che queste innovazioni vengano applicate sovrapponendo un’infrastruttura digitale all’infrastruttura già esistente, piuttosto che creando modelli da zero.

digital-iotSarebbe infatti poco efficiente (se non impossibile) per distributori e rivenditori rimuovere e sostituire le infrastrutture di monitoraggio in centinaia o migliaia di siti. Ne deriverebbe un impatto negativo sia sul profitto che sull’esperienza del cliente.

Invece, integrando l’IoT nell’infrastruttura esistente, la sua capacità può essere sfruttata senza causare interruzioni o tempi morti. Adottare le innovazioni digitali senza causare frizioni con le strutture produttive esistenti è la chiave per evitare la crisi globale del cibo.

Le aziende oggi hanno l’opportunità di offrire la migliore qualità dei prodotti ai propri clienti e contemporaneamente diminuire il proprio impatto ambientale grazie all’uso strategico dell’IoT. La creazione di un modello conveniente di filiera produttiva che elimina le perdite di stock andrebbe a vantaggio non solo delle attività commerciali ma anche dei consumatori. 

Un passaggio senza interruzioni all’epoca della digitalizzazione, dunque, potrebbe garantire un roseo futuro alla catena del freddo.

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